MiseLido: una specie di rivoluzione
Vinicio PEDONESE
Iniziai la mia avventura di volontario presso la Misericordia di Lido di Camaiore nella primavera del 1970, quando la Fraternita di Camaiore inviò a Lido davanti al Comando dei Vigili Urbani, allora posto sotto le logge di fianco alla Chiesa del Sacro Cuore, un Fiat 238 con due barelle. Venni così contattato da due amici che già svolgevano servizio sull’ambulanza di Camaiore: Giuseppe Tigli detto “Lampino” ormai da anni purtroppo non più tra noi e Luigi Spadoni detto “Lo Spadoncino”.
Per me fu una specie di rivoluzione. Anche perché quando sentivo una sirena avevo timore. Mi veniva un senso di angoscia, ma trascinato dagli amici iniziai a svolgere il mio servizio di volontario. Andavamo sul mezzo stazionato davanti ai Vigili e, quando partivano per un incidente, anche noi li seguivamo e se era il caso s’interveniva per prestare soccorso. Poi i Vigili Urbani ci dotarono di una loro radio e allora iniziammo a fare postazioni anche davanti agli stabilimenti balneari. Le pattuglie dei vigili ci chiamavano in caso di bisogno. Il servizio iniziava alle 8 di mattina e terminava alle 24, dopodiché il mezzo faceva rientro a Camaiore.
Iniziai la mia avventura di volontario presso la Misericordia di Lido di Camaiore nella primavera del 1970, quando la Fraternita di Camaiore inviò a Lido davanti al Comando dei Vigili Urbani, allora posto sotto le logge di fianco alla Chiesa del Sacro Cuore, un Fiat 238 con due barelle. Venni così contattato da due amici che già svolgevano servizio sull’ambulanza di Camaiore: Giuseppe Tigli detto “Lampino” ormai da anni purtroppo non più tra noi e Luigi Spadoni detto “Lo Spadoncino”.
Per me fu una specie di rivoluzione. Anche perché quando sentivo una sirena avevo timore. Mi veniva un senso di angoscia, ma trascinato dagli amici iniziai a svolgere il mio servizio di volontario. Andavamo sul mezzo stazionato davanti ai Vigili e, quando partivano
per un incidente, anche noi li seguivamo e se era il caso s’interveniva per prestare soccorso.
Poi i Vigili Urbani ci dotarono di una loro radio e allora iniziammo a fare postazioni anche davanti agli stabilimenti balneari. Le pattuglie dei vigili ci chiamavano in caso di bisogno. Il servizio iniziava alle 8 di mattina e terminava alle 24, dopodiché il mezzo faceva rientro a Camaiore.
Dopo il mio ingresso nella Confraternita iniziai a portare alcuni amici e creammo il primo nucleo di quella che poi sarebbe divenuta la Miselido: i primi a venire furono Pierino Bertolucci, Aldo Giannarelli, Ermanno Pucci, Lio Domenici detto “Domericoddia” e poi altri ancora. Sopraggiungendo la fine della stagione estiva la Misericordia avrebbe interrotto il servizio poiché era impensabile svolgerlo all’aperto in pieno inverno. Furono momenti di discussione anche accesse di noi volontari dal momento che non volevamo assolutamente interrompere la nostra opera e fu così che accadde che, discutendo con Carlo Ugo Della Latta, un autista volontario di Camaiore, si riuscì a parlare con l’allora responsabile del servizio di guardianaggio della Colonia Montedison Sig.Giangrandi il quale, a sua volta, verso l’ottobre del 1970, ci fece avere una sede provvisoria nel casottino tuttora esistente sulla Via del Secco nel complesso dell’Hotel Le Dune e da lì partimmo senza mai più fermarci. Il gruppo cresceva: la sede, intorno agli anni 1972-1973, fu poi trasferita in Via Trieste dove rimase per molti anni. Grazie all’autonomia concessaci da Camaiore, prese così vita un comitato permanente composto dal Maestro Maggi Presidente, Renzo Gori segretario, Iacopo Gazzini, Neri Vannucci, Giuseppe Spadoni (padre di Luigi da qui “Lo Spadoncino”), Giuliano Pellegrini, Galileo Voleri, Dario Giunta e Aldo Giannarelli; comitato che poi si trasformò in Consiglio direttivo.
Erano anni pieni di fermento: il servizio si svolgeva principalmente su tre ospedali, ossia Viareggio, Camaiore e Pietrasanta, mentre raramente ci recavamo su Seravezza. Le volate erano avventurose: si spaziava fino al Cinquale grazie alla capillare opera svolta da alcuni confratelli di mettere il bollino con il nostro numero di telefono (il mitico 66111) sui telefoni degli stabilimenti balneari, degli esercizi pubblici, dei bar...(allora non esistevano i cellulari, ma solo i telefoni con la rotella).
Quando arrivavamo su un incidente era una gara continua con la Croce Verde di Lido a chi giungeva per primo ed anche arrivati per primi, non era detto che si caricasse il ferito perché spesso fermavano l’autoambulanza vicino al portellone per non far scendere la barella, ma dopo qualche spintone e calci
nella macchina prevaleva il buonsenso!!! Finalmente si poteva caricare il ferito.
Tutto ciò visto oggi può sembrare assurdo, ma la rivalità fra Misericordie e Pubbliche assistenze, portò ad avere uno dei pronti interventi più rapidi ed efficienti d’Italia.
Concedetemi un ricordo personale tra noi e i “Crognoli” come affettuosamente chiamavamo i volontari della Croce Verde: un giorno venimmo chiamati su un incidente in Via Trieste dopo la Cantina e trovammo a terra un ferito che era un milite della Pubblica assistenza. Quando ci vide iniziò a sbraitare e ad urlare che non voleva salire, che qualcuno chiamasse la Croce Verde, ma visto che il tempo passava e nessuno chiamava la Pubblica assistenza, si decise a farsi caricare sul nostro automezzo. Per tutto il tragitto fino all’ospedale di Viareggio si lamentò, non so se per il dolore o per il fatto che era la Misericordia a portarlo all’ospedale.
Non avevamo certo le attrezzature o il grado di preparazione attuale, ma già allora, all’inizio della stagione estiva, facevamo corsi di rianimazione e traumatologia tenuti dal Dottor Palumbo, primario anestesista dell’Ospedale di Viareggio. Erano gli anni che si passò dal polmone di acciaio all’ambu. In quel periodo, ci avvalemmo della collaborazione dei medici a bordo delle ambulanze: erano neolaureati che avevano dato l’esame di abilitazione. Fu una crescita per tutti, sia per la Fraternita che per i medici.
Infatti questi fecero strada nella loro professione: chi divenne primario di dermatologia, chi bravissimo ortopedico che ho sperimentato personalmente e chi, oltre che bravo nella loro professione, si distinse anche nella società civile divenendo primo cittadino. Concedetemi ancora una volta un ricordo per dimostrare che Scuola furono le ambulanze per quei giovani medici: ricordo di un dottore che alle prime uscite era timoroso, quasi impacciato, ma in una delle ultime uscite che facemmo insieme, prestava le cure ad un ragazzino che si era rotto la testa e mi diceva di accelerare per arrivare il più in fretta possibile al pronto soccorso del Tabaracci.
In quegli anni, per racimolare un po’ di fondi per acquistare un po’ di mezzi, organizzavamo in estate gare di patini e nelle domeniche dell’Austerity pedalate in bicicletta, gare di pattini o corse a piedi ad una delle quali partecipò anche il campione di ciclismo Gianni Motta che si classificò secondo. A proposito dei mezzi che acquistavamo, avevamo uno staff speciale che pensava al design delle croci sul furgone e come attrezzarle internamente: possiamo dire che facevamo scuola a tutte le Fraternite.
Ovunque andavamo, alle inaugurazioni di mezzi delle varie associazioni di volontariato, la nostra ambulanza era la più fotografata. Mi ricordo, una volta a Volterra, come entrammo in piazza, il Presidente nazionale Avvocato Alfredo Merlini ci salutò calorosamente dal palco: in quell’occasione ricevetti una coppa come il più giovane donatore di sangue presente.
Nel frattempo la Sig.ra Maria Favilla ci donò il terreno dove sorge l’attuale sede. Le iniziative di raccoltà fondi per la costruzione della struttura si moltiplicarono a dismisura: vi furono i mercatini dell’antiquariato, le fiere di beneficenza e la fiera del Libro, ma soprattutto organizzamo il “Fiori Arte Allegria”, una magnifica sfilata di carri fioriti sul viale a mare: la prima edizione si tenne il primo maggio 1976 e qui conobbi la compagna della mia vita e per alcuni anni dopo il 1980 fu segretaria della Misericordia sezione Lido.
Come non ricordare inoltre, tra le manifestazioni, anche le Befane Pro-Misericordia organizzate, scritte e musicate da mio suocerto Fabio Cortopassi in arte “Totò”! Nacque inoltre il primo gruppo A.i.d.o. della Toscana e anche da noi fu creata la prima protezione civile che nelle Misericordie si chiamava Gruppo O.S.E. cioè Organizzazione Servizi Emergenza. In merito alla protezione civile dobbiamo ricordare che uno dei primi mezzi che avemmo in dotazione fu il mitico “Pomodoro”, camion mercedes di colore arancione (da qui il soprannome) a trazione integrale, dei pompieri di una cittadina tedesca che ci fece acquistare il nostro compianto e amato confratello Fioreschi Giovanni detto “Nanni” il quale aveva un bar in quella città. Nacque poi il Gruppo S.a.d., servizio assistenza domiciliare che, se non ricordo male, oltre all’attuale Governatore Aldo Intaschi, era composto anche dal compianto Presidente Leonardo Lapasin Zorzit per tutti “Lapa” ed Enrico Parducci.
Tutto andava a gonfie vele, quando, verso la fine degli anni ‘80 ci trovammo ahinoi senza sede, in quanto dichiarata inagibile dalle autorità; fortuna volle che la gentilissima Sig.ra Tagliaferri che abitava di fronte a noi, vista la situazione, ci ospitò al primo piano del suo villino. Erano spazi stretti e angusti, ma ci consentivano di poter continuare la nostra opera di misericordia.
Dopo circa due anni, ci trasferimmo in alcuni locali dell’Arlecchino e dopo vari mesi, finalmente, mettemmo piede al piano terra, l’unico disponibile al momento, della tanto agognata “Nuova Sede” in Via del Secco. Infine, con Arnaldo Bartolomei per tutti il “Bartò” ed altri dirigenti, iniziò la fase finale della costruzione della sede. Nel frattempo vi fu anche la scissione da Camaiore e da lì, con l’opera di tutti, amministratori e volontari, ebbe inizio il volo fino alla splendida realtà di oggi!