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Dal 2014, dall’anno dei grandi flussi migratori verso il nostro paese abbiamo deciso di non stare a guardare ma di metterci a servizio delle Prefetture e di queste persone che hanno bisogno di tutto, ma soprattutto di accoglienza di serenità e di serietà nella gestione.
Così è iniziato questo nuovo servizio, una scommessa grande, una scelta che andava contro pregiudizi ma che
si basava solo sul nostro essere Cristiani.

L'accoglienza dei migranti

Durante l’anno 2015, in Italia, sono sbarcate 153.842 persone, 181.045 ne sono invece arrivate nel corso del 2016.

Nel 2017, 119.396 e nell’arco del 2018 è giunto, via mare, un numero complessivo di 23.370 migranti. Fino alle modifiche apportate dal “decreto sicurezza” emanato nello scorso ottobre, il sistema di accoglienza ordinario destinato alle persone che presentavano domanda di asilo sul territorio italiano e per i titolari di protezione internazionale o umanitaria, è stato lo SPRAR, ossia il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Tuttavia, essendo lo SPRAR un impegno su base volontaria, molti Comuni, influenzati anche da una fortissima campagna politica avversa alle tematiche migratorie, ha deciso di non aderire a tale rete facendo si che i posti disponibili risultassero estremamente carenti a gestire il crescente numero di arrivi nel nostro Paese. Da qui il moltiplicarsi dei cosiddetti CAS, centri di accoglienza straordinaria, emanazione delle Prefetture, inizialmente concepiti come mere stazioni letto e poi mano a mano sempre più strutturati tanto da equipararsi, in termini di servizi, alle tipologie di strutture SPRAR, prevedendo per gli ospiti corsi di lingua italiana, assistenza legale, mediazione culturale, attività ricreative e supporto psicologico.

Di fronte a questa “emergenza nazionale” legata alle migrazioni, l’associazione Misericordia di Lido di Camaiore, decide di non voltarsi dall’altra parte e, nel maggio 2014 ha inizio la sua esperienza nell’accoglienza di quei nuovi pellegrini che in numero crescente stanno arrivando sulle coste italiane chiedendo rifugio in Italia.
I primi ospiti del Villaggio della Solidarietà sono 4 ragazzi: Saalibo, detto Luca, Abdala, Youssouf e Zakaria. Non è la prima volta che la nostra Misericordia si trova a lavorare con cittadini stranieri ma le regole dei centri di accoglienza sono un mondo nuovo da esplorare, quindi rimboccandosi le maniche, e chiedendo qualche consiglio si inizia a far fronte a questa nuova sfida non da tutti, inizialmente, condivisa. Dalla loro, i 4 ragazzi, seppur in un primo momento timidi e spaesati, in poco tempo riescono a farsi conoscere ed apprezzare per la loro generosità e voglia di fare. Così accade che piano piano le persone che gravitano intorno alla Misericordia, un po’ incuriositi, un po’ per spirito di solidarietà, inizino ad interagire con questi nuovi ospiti arrivati da terre così lontane. Una volta rotto il ghiaccio, e la “Festa del gusto” diventa teatro privilegiato di incontro, la presenza dei migranti non crea più apprensione e nel settembre seguente arrivano i successivi 4 ragazzi.
Di fronte ad un crescente impegno, a partire dal marzo 2015, il sistema dell’accoglienza della "Miselido" comincia a strutturarsi sia con l’inserimento progressivo di operatori dedicati al settore che con l’incremento delle attività rivolte ai ragazzi migranti, come il volontariato, le attività di pubblica utilità quali la pulizia di parchi in affiancamento alla Cooperativa B, o l’inserimento nella squadra di calcetto, e non meno importante l’organizzazione di un corso di lingua italiana.

Nel giro di un anno, nel gennaio 2016, i ragazzi migranti sono già una trentina, la Misericordia inizia ad attrezzarsi anche con case trovate sul territorio e a collaborare, sia con il Comune di Camaiore, sia anche con Seravezza e Massarosa. Oltre alle strutture gestite direttamente, in questo periodo, l’associazione Misericordia presta ausilio anche alla consorella di Torre del Lago che ha appena iniziato a muovere i primi passi in tale mondo e a Fondazione Casa Lucca nella gestione del centro di accoglienza collocato nel complesso della Ficaia a Massarosa.
Il modello adottato per le strutture è sempre stato quello dell’accoglienza diffusa, così come promosso dalla Regione Toscana, ossia la decisione di non sovraccaricare di persone i centri, garantendo loro spazi di vita adeguati e la possibilità di cucinare autonomamente le proprie pietanze. In questo modo i richiedenti asilo, e in particolare i nuclei familiari, possono avere una parvenza di vita normale.
Si è pensato, inoltre, nel rispetto della cittadinanza, che piccoli gruppi appartamento fossero di minore impatto sul territorio e dunque più facilmente accettabili anche per chi avesse avuto posizioni discordanti e meno inclini all’accoglienza. In taluni casi, come in special modo sul territorio di Seravezza e nella frazione di Quiesa, la collocazione delle strutture nei centri abitati ha favorito una buona integrazione dei ragazzi migranti con il vicinato e con l’ambiente circostante, tant’è che molto spesso si sono visti coinvolgere nell’allestimento di feste paesane o in attività di volontariato locale.
Nell’estate del 2016 gli arrivi in Italia sono sempre più frequenti e numerosi così di conseguenza le pressioni della Prefettura per trovare un posto a questa grande massa di persone.
La Misericordia decide dunque di rispondere ancora una volta a tale emergenza umanitaria ed è in questo periodo che si trova ad accogliere le prime 4 ragazze: Abigail, Joy, Matene e Jennifer. Fin da subito emergono le notevoli differenze del lavorare con la parte femminile rispetto ai ragazzi con cui fino a quel momento si era interagito. Lasciandosi alle spalle, non di rado, un passato di abusi, le reazioni poste in essere da queste giovani donne sono, molto spesso, melodrammatiche, alle volte infantili, e agli operatori è richiesta molta più pazienza e potere di mediazione rispetto al consueto.
Al tempo stesso però le urla e le liti esasperate si mescolano ad un universo fatto di canti, balli, risa, abiti sgargianti e treccine che inizia a coinvolgere e inondare la Misericordia stessa con la sua esuberanza.
L’anno 2017 si presenta, invece, con un’altra sfida per la Miselido: il 20 dicembre è nata la prima bambina all’interno del CAS e la piccola Miracle apre la porta all’accoglienza di nuovi e numerosi nuclei familiari.
La cura dei bambini, le gravidanze e le nascite caratterizzano così gran parte del biennio 2017 -2018. L’emblema di questo periodo è la piccola Ifeoluwa, che con la sua fretta di venire al mondo non ha voluto attendere di arrivare in ospedale e, nel caldo giugno del 2018, alla presenza di operatori e volontari, la casina numero 7 del Villaggio è stato il luogo da lei scelto per affacciarsi alla vita.

Oggi, la Misericordia di Camaiore e Lido ospita ancora 56 persone, di cui: 10 bambini, 12 donne e 34 uomini. Il personale a loro dedicato è formato da 4 operatori, una psicologa e 3 insegnanti di italiano. Il clima esterno forse è cambiato ma non all’interno dell’associazione dove ormai i migranti sono diventati parte integrante del volontariato così come i bambini che
giocano nel parco un elemento imprescindibile della realtà della Misericordia.
Questi 5 anni di lavoro con i richiedenti asilo non sono sempre stati facili, non si nascondono momenti di difficoltà e di tensione che nel tempo si sono presentati. A volte il dialogo non è stato possibile, qualcuno si è allontanato, ma la ferma volontà della Miselido è sempre rimasta quella di fornire quegli strumenti che fossero utili, un domani, per un rapporto con l’esterno non più mediato dall’associazione. In questi 5 anni i ragazzi migranti hanno arricchito le persone che sono entrare in contatto con loro e permesso, a chi avesse avuto voglia di ascoltare, di catapultarsi direttamente nei loro mondi attraverso il cibo, da loro cucinato durante eventi e ricorrenze come per la giornata internazionale del rifugiato che ha visto la partecipazione del Vescovo Italo; attraverso danze e suoni di tamburi, come durante la festa africana organizzata nei giorni di sagra; attraverso le immagini delle loro case e villaggi dipinte nei racconti mossi dalla nostalgia, e infine anche attraverso le loro paure esternate con proteste futili e richieste di attenzione.
Cinquanta delle persone che sono state ospitate nei centri della Misericordia, hanno iniziato e concluso positivamente l’iter per il riconoscimento della protezione internazionale, dunque, hanno potuto spiccare il loro volo altrove. Di qualche ragazzo che è passato da via del Secco si sono perse le tracce, altri, invece, continuano a mantenere un contatto, chi passando ogni tanto a fare un saluto, chi con un semplice messaggio, alle volte sgrammaticato, in cui con un:” Ciao sorella/fratello come stai?” esprime tutto il suo affetto e perché no, nostalgia, verso persone e un luogo che gli è stato familiare in quel periodo di ricostruzione della propria vita dopo che i suoi punti di riferimento erano stati affossati da chilometri di deserto e miglia marine.
Dal maggio 2014 ad oggi 115 persone sono passate e si sono soffermate presso gli alloggi messi a disposizione dalla Misericordia, per periodi più o meno lunghi. Nigeriani, Ghanesi, Pakistani, Afghani, Bengalesi, Senegalesi, Ivoriani, Somali, Liberiani, Gambiani, Guineani, Burkinabè, ognuno con un suo personale trascorso e una storia da raccontare, ma una cosa accomuna tutti ed è la voglia di libertà che nei loro sogni si ripete frequentemente come quella speranza che tutti loro hanno riposto in una piccola barca sovraccarica o in quelle scarpe con le quali sono arrivati, che avevano le suole consumate e rotte da chissà quanti infiniti chilometri, chilometri oggi impressi nel loro cuori come loro sono impressi nelle memorie delle persone che hanno, qui, avuto la fortuna di incontrali.

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