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10 anni di cammino

Massimo PELLEGRINI

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Sono 10 anni che camminiamo vicini. Come diciamo noi scout, ci siamo incontrati lungo la Strada, termine quest’ultimo, che, per noi, non indica il generico camminare, il muoversi, ma è prima di tutto una scelta, o meglio, una condizione di vita: significa non restare fermi sulle proprie posizioni, non accontentarsi, ma cercare in continuazione di migliorarsi, di andare oltre.
Sì perché anche la vita è una strada, un cambiamento continuo: le situazioni cambiano e bisogna rimettersi in gioco, a volte anche osare oltre, e forse è questo il bello della Vita. Come in “Route” ci siamo incontrati e fatto il primo passo, abbiamo continuato il cammino assieme, che speriamo sia lunghissimo.
Un proverbio africano dice: ”se vuoi arrivare primo, cammina pure da solo, ma se vuoi arrivare lontano camminiamo insieme” e noi vorremmo arrivare lontani... assieme.
Per la Miselido sono 25 anni di servizio come Misericordia Lido di Camaiore, per il nostro gruppo, Lido di Camaiore 1°, è il decimo anno di attività.
Due momenti importanti, una coincidenza…forse. Se vogliamo due momenti significativi della costanza e dell’amore verso il servizio al prossimo, seppur esercitato con modalità diverse, che ci rendono “fratelli“ in questo cammino.
Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo per questa ricorrenza, mi sono domandato cosa potevo dire: raccontare la storia che ci ha accumunato in questi 10 anni? della gioia condivisa durante e alla fine delle sagre estive, dell’aiuto materiale che la Mise in tanti momenti ci ha dato? della contaminazione fra gruppi…potevano essere tante le cose da raccontare, ma chi ci conosce, sa già di queste storie, perché magari le ha vissute o le vive, le ha viste.
Ho creduto che fosse più giusto ripensare a ciò che ci rende fratelli e vicini nel servizio. Come ha detto Papa Francesco: “Il vero potere è il Servizio. Bisogna custodire la gente, avere cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.

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E allora ho pensato e riletto il servizio educativo che svolgiamo attraverso lo scoutismo sui bambini e gli adolescenti, che molte famiglie ci affidano. Ho pensato a tutti i servizi che la Mise fa, oltre a quello sanitario, verso la popolazione, all’aiuto che in diverse forme entrambi portiamo alla comunità e inevitabilmente, a quanto, tutto questo, implica e comporta.
Il tempo dedicato: le sere “perse” a preparare le attività per i ragazzi, le notti passate dalle squadre in attesa della possibile chiamata, i servizi alle mense, le ronde, le notti passate ad incoraggiare ragazzi nelle proprie scelte, le delusioni per gli abbandoni…l’accoglienza del prossimo.
Servire è difficile, Servire è faticoso, Servire richiede umiltà, richiede disponibilità, Servire vuol dire andare incontro all’altro. Servire vuol dire considerare l’altro unico e irripetibile, prezioso e irrinunciabile. Servire significa sporcarsi le mani, andare là dove è l’altro o lasciarci cercare/ trovare dall’altro, Servire significa accorgersi dell’altro, Servire significa voler bene e volere il bene dell’altro...
Il tempo “perso” a prepararsi a imparare a fare Servizio…
“Quello che fai, fallo bene” dice S. Chiara. Perché il Servizio possa essere utile davvero, deve essere pensato, preparato e progettato come qualsiasi impresa. Occorre responsabilità, occhi aperti ed attenti a scorgere le necessità di persone e cose, mani aperte ad accogliere e pronte a dare, piedi veloci e, su spalle robuste, la testa che ragiona e coordina. Lo stile di tutto ciò, è quello di chi fa le cose con e per amore, cercando di portare il bene là dove è chiamato a servire.

 

Il Servizio ci richiede di possedere una preparazione, di essere “competenti”,talora di avere un’attrezzatura particolare, una formazione preliminare rispetto allo specifico servizio: è importante conoscere prima di agire. E allora ho pensato ai campi di formazione, agli stage per capi…alle notti passate in tenda, le acquate prese, il freddo, tutto per far conquistare ai ragazzi la coscienza che possono fare di più e alla fine, che possono “camminare“ da soli lungo la Strada della loro vita. Tutto questo alla fine si sintetizza nell’amore per il prossimo, che nelle nostre diverse esperienze, cerchiamo di esprimere in modo attivo e con gratuità. Così noi insegniamo ai “Lupetti” che a volte basta un sorriso e la “buona azione quotidiana”, senza desiderio di ricompensa, ai ragazzi del “Reparto” a lasciarsi dietro pregiudizi e ipocrisie e “a metterci le mani nelle cose”. Infine il “Clan” per il quale il servizio, “sporcarsi le mani” per il prossimo, dovrebbe essere abitudine senza sentire di aver sacrificato il proprio tempo, come dice il nostro fondatore Baden Powel, e in tutto questo, io rivedo la gratuità delle opere di Misericordia.
Siamo tutti chiamati a farci servi, mettendo a disposizione degli altri con gratuità quanto abbiamo gratuitamente ricevuto da Dio ed è la fantasia dello Spirito ad aiutarci a dare concretezza alle nostre azioni, permettendoci di esprimere attraverso i nostri diversi carismi, noi come Scout e voi come volontari della Misericordia, quell’amore che Gesù ci ha lasciato come segno distintivo della nostra identità di Cristiani. Mi piace ricordarmi e spesso ricordare anche ai ragazzi che ci sono affidati, un pezzo di una preghiera, di cui non ricordo né il testo intero né l’autore, ma che semplicemente e stupendamente dice che “Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani per fare il suo lavoro oggi. Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi per guidare gli uomini a sé. Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra per parlare agli uomini oggi...” e allora Cristo portiamolo fuori dai templi, e facciamo sentire che è in Strada fra la gente.
Camminiamo, sporchiamoci le mani, siamo testimoni, mettendo in comune con generosità ciò che siamo, specie in un mondo come quello di oggi in cui le logiche che legano gli uomini tra loro sono sempre più spesso distorte da sentimenti di egoismo, vanagloria, prepotenza e sempre più disumanizzanti.
La scuola del Servizio è scuola d’Amore. La testimonianza che possiamo dare nella nostra Comunità può essere “spiazzante” e tale da incoraggiare altri ad uscire dai comodi e falsi rifugi delle nostre case.
Buona strada fratelli…ancora assieme per tanti anni.

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“….. il giudizio universale
non passa per le case
le case dove noi ci nascondiamo
bisogna ritornare nella strada
nella strada per conoscere chi siamo.
C’è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l’unica salvezza
c’è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada e nella piazza.
Perché il giudizio universale
non passa per le case
e gli angeli non danno appuntamenti
e anche nelle case più spaziose
non c’è spazio per verifiche e confronti.”
La Strada
G. Gaber

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