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Un imprevisto. Bello!

Donatella TURRI

Pensando a che cosa significhi per un territorio come quello della nostra Diocesi, l’esperienza di volontariato e servizio animata in questi anni dalla Misericordia di Lido di Camaiore, penso che il modo migliore per descriverla sia definirla come “un imprevisto”.La MiseLido arriva così, come un imprevisto, in un tempo come quello attuale, dove pare aver (quasi) vinto l’individualismo e la tentazione al ripiegamento su se stessi.Suona così, come un imprevisto, nel comune modo di pensare che presuppone l’interesse personale quale ragione delle azioni e delle scelte per la maggioranza.Arriva come un imprevisto in una città e nelle sue dinamiche, programmate spesso solo per produrre efficienza ed assecondare profitto.

La descrivo come un imprevisto, perché, contrariamente a come vanno di solito le cose, la Misericordia di Lido di Camaiore, per come Caritas l’ha conosciuta, per i percorsi che ha condiviso con lei, promuove un tempo diverso e dà forma a un altro luogo nella città dove a contare sono prima di tutto le relazioni.
Quello che si incontra nella sede, tra le divise giallo-ciano, osservando i ragazzi seduti al profumo dei lecci, vicini alle ambulanze, a due passi dal mare, è l’esperienza dello stare bene insieme, grazie alle relazioni e al fare qualcosa di gratuito, che non ha prezzo, che è regalato.
Più precisamente, stando lì, frequentando i volontari con le maniche arrotolate attorno ai fornelli di una cucina, a fianco di un anziano in ospedale, a condividere il tempo dei più fragili, dei vulnerabili, si ha la sensazione che il bene scaturisca non solo dal fare tutto questo, ma soprattutto dal farlo “insieme”.
Credo che sia proprio questa dimensione di comunità rigenerata, riappacificata dall’amicizia e dalla collaborazione, a colpire così profondamente chi ha a che fare con la MiseLido.
Mettendosi al servizio degli altri con questo stile quotidiano, feriale, tenuto insieme dai dettagli dei sorrisi, dei gesti, delle
parole semplici, si costruisce in maniera indefessa ed ostinata un modo diverso di essere comunità.
Si ricuce, punto dopo punto, lo strappo delle solitudini, delle invisibili ferite che abitano le città e nel ricucire si cura se stessi e gli altri.
Nel fare il piccolo con gioia, si costruisce il grande.
E questa sensazione di “imprevisto” resta intatta anche nel considerare l’esperienza del Lido accostandola a quelle di altre associazioni, di altre realtà, eppure egualmente belle e egualmente apprezzabili.
La MiseLido appare imprevista perché davvero in questi venticinque anni ha mantenuto intatta la disponibilità a cambiare, a non stare ferma, a individuare forme nuove per testimoniare prossimità.
Non si è lasciata spaventare dal cambiamento e dalla sfida della contemporaneità.
L’ha accolta e si è ripensata alla luce di questa.
Ha abitato con serenità la responsabilità di divenire soggetto co-creatore di innovazione sociale.
Credo che il miglior augurio che si possa formulare a una realtà così, è che rimanga se stessa.
Che continui ad aver voglia di rimanere giovane e coraggiosa, incosciente, curiosa come è stata nei suoi primi venticinque anni.
E il miglior augurio che si può fare ad una città, ad una comunità, è che continui ad essere capace di generare esperienze come questa, luoghi che non si possono definire perché sono costantemente in mutamento e prendono vita dalle persone che le abitano con passione, responsabilità ed allegria.
Cento di questi venticinque splendidi anni!

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