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Misericordie come figlie del popolo

avv. Alfredo MERLINI

Presidente Nazionale della Confederazione dal 1963 al 1985

Gli amici della magnifica Confraternita di Misericordia di Camaiore che io definii “fiore all’occhiello delle Misericordie Italiane” in occasione della recente cerimonia inaugurale di ben tre nuove autoambulanze, tenutasi il 10 maggio scorso ad iniziativa della Misericordia di Camaiore e della fiorentissima Misericordia del Lido, mi hanno pregato di redigere la prefazione al volume “la Misericordia di Camaiore attraverso i secoli”, scritto dal Confratello PROF. Giuseppe Bertacchi, camaiorese autentico e scritttore veramente notevole che questa volta ha voluto intingere la sua feconda penna nel validissimo inchiostro delle nostre Misericordie: a lui, quindi, il ringraziamento più vivo per questa sua nuova fatica!

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prof. Giuseppe BERTACCHI

L’ opera del carinissimo amico Prof. Bertacchi costituisce una veramente affascinante rassegna di eventi svoltisi per diversi secoli sia dalla Misericordia di Camaiore che dalle altre Misericordie sorte a fare inizio dal XIII secolo e che si espansero in ogni regione d’Italia, ma particolarmente nella nostra ineguagliabile Toscana.

Il volume del confratello Bertacchi offre la dimostrazione del veramente ammirevole attivismo della Misericordia stessa in ogni circostanza e in ogni evento sia di carattere locale che di carattere nazionale: interessantissimi sono infatti gli accenni ai poderosi interventi della Misericordia (in immediato accoglimento dell’appello rivolto alle Misericordie di tutta Italia dalla nostra Confederazione Nazionale ) in occasione di calamità nazionali, avvenute anche in regioni lontane.

Da sottolineare anche la costituzione, nell’anno 1970 della “Sezione” della Misericordia al Lido, la quale ha assunto una immediata e larga vitalità con una magnifica sede e con un complesso di iniziative e di servizi veramente eccellenti.

 

Il vasto documento di riferimento che il confratello carinissimo Prof. Bertacchi ha svolto nel corso dei suoi richiami storici, alle fondamentali caratterizzazioni della Confraternita di Misericordia di Camaiore, valgono anche a mettere in evidenza due importantissimi elementi inerenti alla stessa fisionomia statuaria e funzionale di tutte le nostre Misericordie e cioè l’elemento della loro democrazia interna e l’elemento della loro esigenza di collegamento con le altre istituzioni volontaristiche cristiane.

Parlare di democrazia interna in associazioni privatistiche quali sono state, fino dalle origini, le nostre Misericordie, significa riconoscere un merito anche di carattere storico (oltreché giuridico e sociale) alle nostre Misericordie le quali erano strutturate in forma di piena e completa democrazia, con apertura alla qualità di soci e persone di qualunque ceto sociale (anche il più umile) e anche le donne (come si legge nei vecchi statuti della Misericordia di Camaiore).

All’ interno dell’ associazione era infatti in rigoroso vigore il sistema elettivo, per cui nulla di più moderno si potrebbe immaginare, ed era altresì in vigore una rigida forma di rigore amministrativo, quale più moderna non si potrebbe immaginare (vedasi addirittura l’esistenza del Collegio dei Sindaci revisori). E – si noti- tutto questo avveniva diversi secoli or sono! Non è, quindi, esagerato affermare che le prime formule associative , con carattere egualitario e in forma pienamente democratica, furono filiazioni del cristianesimo e ne furono antesignane le nostre Misericordie!

Ciò evidentemente avvenne perché le nostre Misericordie nacquero come “figlie del popolo” e tale fisionomia hanno sempre mantenuto nei secoli. Altra caratterizzazione che ritengo opportuno sottolineare è quella “del collegamento” che i vecchi statuti della Misericordia di Camaiore dimostrano essere stato in atto fino da allora da parte della Misericordia stessa con altre Misericordie anche lontane (vedasi l’affiliamento con la Misericordia di Roma e con altre Misericordie del tempo), il che ebbe a costituire una vera e propria anticipazione su quel che -dalla fine del secolo scorso- divenne la “Federazione” (e oggi la “Confederazione”) delle Misericordie d’Italia, per la necessità di un volto unitario nel settore cristiano della assistenza e quindi anche della sua sempre più larga diffusione in ogni zona del nostro paese (come infatti proprio in questi ultimi decenni questa Confederazione sta realizzando).

La Misericordia di Camaiore è stata anche su questi importantissimi punti veramente antesignana!

Ma dalla lettura del libro sorgono considerazioni che travalicano anche la cerchia della nostra stupenda Versilia: le nostre “Misericordie” sono tuttora vive e giovani, nonostante i secoli, e hanno tuttora una forza espansiva che le ha portate alla conquista anche in zone lontane (Puglie; Lucania; Campania; Lazio; Calabria; Sicilia; Sardegna ecc.).

Siamo diventati una delle espressioni più attuali e più vive del generoso mondo della assistenza, del soccorso, e del “volontariato”, nella nostra irrinunciabile ispirazione umanitaria e cristiana.

Non basta, infatti, la religiosità puramente interiore per rispondere al comandamento divino di amare i fratelli, ma è necessaria all’uomo la estrinsecazione della sua personalità in opere di concreto attivismo civico e umano, nelle più varie espressioni di servizio, a favore della collettività.

Ma la caratterizzazione particolare delle nostre “misericordie” è stata ed è tuttora quella della stessa loro ragione di essere: ”il volontariato”, e cioè la generosa spontaneità dell’uomo come tale -e del cittadino come tale- di adempiere anche ai doveri nei confronti dei fratelli bisognosi (assistenza e interventi nelle più varie forme sia a livello individuale che a livello di necessita collettive; donazione del sangue e degli organi, così come ogni altra forma di generoso aiuto) e ciò come dovere religioso, civico e morale esplicato dall’uomo verso l’uomo e non soltanto in ottemperanza a doveri pubblicistici o ad iniziativa sia pure benemerita di enti pubblici.

 

Le istituzioni del volontariato operano, quindi nel settore della così detta “attività privata”.

Dovranno esse sopravvivere o dovranno invece essere assorbite e trasformate in enti pubblicizzati, secondo una moderna teorica per cui si considera “superato” il concetto caritativo dell’assistenza mediante liberi enti, pretendendo che lo svolgimento dell’assistenza appartenga, come funzione esclusiva, allo Stato e agli enti pubblici, escluso così ogni ente a carattere privato?

Il cittadino si domanda adesso (nella imminenza della discussione al parlamento della nuova “legge-quadro”, regolatrice dell’intero settore dell’assistenza) se saranno consegnate le istituzioni dell’assistenza ai pubblici poteri (Stato; Regioni; Comuni; costituende Unità Sanitarie Locali), colla conseguente radicale trasformazione delle attuali libere istituzioni, colla soppressione dei loro statuti, colla nomina di amministratori non più secondo le loro libere disposizioni statuarie, ma colla imposizione forzosa da parte dei pubblici poteri locali, col conseguente pericolo della loro “politicizzazione” e della loro probabile “disamministrazione”.

Pur necessariamente riconoscendo allo Stato e agli altri poteri pubblici il diritto di considerare l’assistenza come un “dovere sociale” e quindi di intervenire a costituire enti nuovi e a dare coordinazione alle istituzioni pubbliche e private già in vita, riteniamo moralmente -e costituzionalmente- doveroso il rispetto da parte della Stato e degli altri poteri verso gli enti esistenti appartenenti al settore della privata assistenza, nelle loro strutture statuarie, funzionali e amministrative, nella loro fisionomia spirituale, come esse furono volute dai fondatori e come per lungo periodo di decenni, (e, spesso, di secoli) hanno fecondamente operato, così dimostrando la loro capacità di lavoro e di vita a beneficio della collettività nazionale.

Abbia fiducia lo Stato nell’uomo, così come l’uomo -come tale e come “cittadino”- abbia fiducia nei pubblici poteri, che la Costituzione prevede precostituiti a servizio dell’uomo e del cittadino, e non per la sua irregimentazione o soffocazione.

 

Camaiore, 1981

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